Travelogue

Popoli del mondo - Bolivia

Cochabamba  

Arriviamo la mattina presto dopo una doppia traversata notturna in bus per un totale di 13 ore. Rispetto a Uyuni, piccola città esclusivamente funzionale al turismo, Cochabamba è un bordello. Un bordello di colori, suoni, persone, autobus, bancarelle, cibo, immondizia, insegne ecc.  

Cochabamba - Bolivia

Cochabamba - Bolivia

È settimane che leggo questo nome sulla guida e che ne sono intrigata ma in realtà non sapevo bene cosa aspettarmi. I cellulari sono scarichi e comunque non abbiamo internet. Decidiamo di incamminarci verso il centro e troviamo dopo poco un ostello. Il coma è vicino e dopo pranzo optiamo per una pennica.

Cochabamba - Bolivia

Cochabamba - Bolivia

Più tardi andiamo a zonzo per il centro volendo poi arrivare in cima alla collina de El Cristo de la Concordia dove si trova la più grande statua di Cristo al mondo dopo quella di Rio de Janeiro. Chiediamo informazioni a una mezza dozzina di Cochabambanos, sì, gli abitanti di Cochamaba si chiamano così, e tutti ci indicano una direzione diversa per salire. Istinto e semplicità ripagano perché seguendo con gli occhi la statua di Cristo dal basso ci ritroviamo alle pendici della teleferica. 

Quando sei un backpacker, o mochilero che dir si voglia, devi tenere sottocchio il budget. Niente taxi, solo mezzi pubblici o a piedi. Niente ristoranti, solo piccoli bar o mercati dove fare la spesa e cucinare in ostello. Di qui la folle decisione di salire a piedi 1250 scalini a 2500 e passa metri di altitudine per vedere il tramonto sulla città. 

Inutile dire che nonostante la fatica indicibile ne sia valsa ovviamente la pena. 

Vista dal Cristo della Concordia, Cochabamba- Bolivia

Vista dal Cristo della Concordia, Cochabamba- Bolivia

Da lassù ti rendi effettivamente conto delle proporzioni della città. Vedi tutte le montagne vicine innevate e sei abbastanza lontano dal caos del traffico per sentire i fuochi d'artificio di una delle mille feste che qui si festeggiano.  

Torni in ostello e sei talmente stanco che solo l'idea della cena ti sembra un miraggio.  

Day #2 

Ti svegli prima del previsto e con alcuni dei compari decidi di andarti a procacciare del cibo per colazione. Con una miseria ti tratti come una regina e decidi di assaggiare quante più cose possibili.

Ci sono una decina di bancarelle nella piazza ed emanano tutte un fortissimo odore di zucchero.  

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Non contenti andate a fare un giro e vi concedete un succo d'arancia che vi viene venduto dalla tipica donna boliviana. 

Pelle scuro-olivastra, zigomi pronunciati, capelli neri come la pece sempre raccolti in due trecce cui ciascuna appende qualcosa di diverso, gonna a vita alta, talvolta una sorta di grembiule, scarpe basse e, rigorosamente, un cappello. 

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Il programma della giornata prevederebbe una gita al Parco Tunari. Mentre ci avviamo verso la zona del mercato da cui - in teoria - dovrebbe passare un bus che ci porti fin li ci rendiamo conto che forse è un po' tardi e che il nostro pomeriggio potrebbe essere andato all'aria. 

Ti addentri per alcune stradine e all'improvviso senti una musica fortissima, quasi assordante. 

Ti bastano pochi secondi e capisci di essere finito in mezzo a qualche tipo di celebrazione. 

La scena è uno spettacolo di colori per gli occhi: la banda veste rosso e bianco, le donne si dividono tra l'azzurro e il rosa, gli uomini si preparano ad indossare il loro costume bianco e giallo, con tanto di piume e maschera, e i bambini sembrano pronti per il carnevale.  

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Iniziamo a parlare con la gente che aspetta che la festa inizi e che ci spiega che tutto questo trambusto è in onore della "Vergine del Carmine". Non passano cinque minuti che veniamo coinvolti e iniziamo a bere le prime di quelle che saranno, poi, fin troppe cervezas.

Dopo un po' ecco che tutto è pronto. Le bambine sono perfette come delle bambole di porcellana e si vede l'orgoglio sui visi delle loro madri come se questo fosse il saggio danza di fine anno. 

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I bambini hanno finito la merenda e gli adulti continuano a bere birra come se fosse acqua. 

Tutti continuano a buttare per terra la schiuma e ti chiedi il perché. " È per Pachamama. È un invito continuo al rigenerarsi della terra"  ti narrano. 

E così ha inizio la danza. 

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Non dura tantissimo ma è senz'altro intensa ed emozionante.

C'è caldo in maniche corte ma resistono tutti fino alla fine della parata, specialmente i bambini, in prima fila. Seri, determinati e bellissimi. 

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Ora della fine sono tutti mezzi ubriachi, pieni di coriandoli, stanchi e affamati. ​

Ci invitano ad unirci al loro banchetto, ci danno da mangiare, continuano a farci bere birra e alla fine ci regalano anche una bottiglia di rum a testa come ricordo. ​

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Ci tengono a farci sentire parte della festa. Non come ospiti o, peggio, stranieri ma come loro "pari". 

È stato il classico colpo di fortuna, o forse era destino che incontrassimo queste persone per avere un vero assaggio della cultura boliviana. 

Lo stereotipo classico che molti hanno è che questo popolo sia di indole scontrosa e scorbutica. Certo, magari ad alcuni i turisti non piacciono, ma direi proprio che invece molti sono di indole premurosa, gentile e generosa. 

 La notte ci facciamo un'altra traversata sul mitico bus Guadalupe Express in direzione Sucre.

Sucre   - la città bianca

La seconda capitale della Bolivia dopo La Paz  è di un bianco pressoché abbagliante. Bella, forse anche bellissima. 

Sucre - Bolivia

Sucre - Bolivia

Trascorriamo la giornata passeggiando per le mille strade del centro. È il posto ideale per un po' di relax vista la vita eclettica che vivrai tra poco a La Paz.  

Ci divertiamo ad andare in giro per il mercato, provando strani frutti, assaggiando formaggi e optando poi per fare la spesa e cucinare a casa. 

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Alcuni sapori sono aspri, altri forse troppo dolci, altri ancora non sapresti nemmeno descriverli.  

Ti arrampichi su lunghe strade in salita per vedere il tramonto da Recoleta

Vorresti rimanere molto di più ma la tabella di marcia incalza. È ora di andare. 

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